VISTI E STRA-VISTI. COME TRADURRE CLICHÉ E FRASI FATTE

Mai capitato di pensare, di fronte a una frase scritta in chat o detta nel corso di una conversazione al telefono, di una frequentazione, di una uscita, “Mmmm questa non mi è nuova”, “Roba già sentita”, “Ancora ’ste fesserie?”. Ecco, una sorta di “Déjà vu” poco piacevole. Oggi analizzo alcune frasi ricorrenti e provo a tradurne il pensiero sottostante, per me e per voi. Cominciamo.

Déjà vu, ciò che ricorre e si rincorre

cliché e frasi abusate
Vi vedo, cliché. So che ci siete. E cosa siete (da “The gift”, Sam Raimi, 2000)

 

Déjà vu. Quanto mi piace il suono di queste due parole insieme. Già visto. Come la sensazione che provi quando un gatto nero ti attraversa la strada. Déjà vu. Quando? Come? Non importa. Come quando entri in un bosco nuovo ma una curva inaspettata o un casale vicino a un rivolo ti ricorda qualcosa di già assaporato o sognato. Come quando, in modo diverso, rivedi dopo quasi 15 anni i volti delle tue compagne delle superiori, e le riconosci, dietro gli sguardi disincantati, i sorrisi più tesi, gli zigomi smagriti. Riascolti gli accenti, gli acuti e i bassi delle loro voci. Déjà vu. Siete voi, ancora noi. Nonostante tutto, nonostante il tempo, al di là degli anni e dei danni. 

Déjà vu, quant’è bello.

Quant’è meno bello invece quando i déjà vu me li propina gente (no, diciamo meglio, uomini) che si crede furba, intelligente, ispirata. Che presume di poter giocare con l’intelligenza altrui. E non sa. Che chi pensa di farsi gioco degli altri non sta che prendendo in giro sé stesso. Che chi presume di poter obnubilare le mie facoltà intellettive (per quanto scarne possano essere) scatenerà la mia ira più funesta e distruttiva.

Non me ne vanto, ma ai tempi dell’Università un’amica mi aveva soprannominata Terminator per la pulizia rapida, indolore, irreversibile dei contatti indesiderati. Per la serie, uscite da quella porta e non entrateci mai più. Ripeto, non me ne vanto. Ora è molto diverso, ma c’è una cosa sulla quale non riesco a passare sopra. Se perdi la mia fiducia, se al posto di una poesia mi fai sentire frasi abusate e usurate, se arrivi a farmi pensare tu sia davvero così poco onesto intellettualmente da raccontartela e da raccontarmela, se ti dimostri la copia di mille riassunti (cit.): non credo di aver più nulla da volerti dire o dare.

Ma di cosa parli? Ma con chi cellhai? Ma quanto stai incazzata oggi?

Sicuramente moooolto meno di quello che potreste pensare. Perché ormai, quando sento una di queste frasi, subito scatta il sorriso e il pensiero: ho capito, siamo ancora qua. Eh già.

Dammi una poesia, non un cliché a caso

cliché e frasi fatte
Calm down, baby. Qui non leggo cliché (da “The gift”, Sam Raimi, 2000)

 

Ma veniamo a noi e ai cliché, quelle frasi ripetute, trite, stereotipate, finte, fastidiose, che si dicono per voler dire altro, quelle situazioni che darebbero il via al più becero dei film romantici prima che la protagonista di turno trovi finalmente la persona giusta. Déjà vu. Volete qualche esempio con corrispondente traduzione, così la prossima volta non avrete dubbi? Ve li propongo di seguito, fatemi sapere se anche a voi dicono qualcosa. 

1. Sono confuso, non so cosa voglio, non posso prometterti nulla

Qualcuna ti ha chiesto qualcosa? Forse no. Quindi perché dirlo? Semplice, perché in realtà la frase cela un altro significato, ed è quello che va colto. Non mi piaci abbastanza (e in qualche modo contorto te lo sto dicendo, metto le mani avanti). Ma vediamo, se non trovo nessuna di meglio magari ancora un paio di uscite ce le possiamo fare

Su questo “Non mi piaci abbastanza” come risposta universale a ennemila al cubo dubbi esistenziali ho scritto Anche in chat, la verità è che non gli piaci abbastanza.

2. Se volessi solo sesso, sarebbe facile trovare delle situazioni

Quindi se sto qui, con te, se continuo a cercarti, a sentirti, a frequentarti, nonostante magari alcune difficoltà, qualche divergenza, vuol dire che tra noi c’è qualcosa di più del solo sesso. Attenzione, è in atto una sorta di opera di convincimento e anche di auto-convincimento, in un certo senso. 

Cosa sta dietro una frase del genere? Sì, è vero, tra noi c’è un minimo di dialogo e intesa emotiva, intellettuale. Però, be’. Ho già le mani (o anche solo il pensiero) sulle chiappe di qualcuna che mi intriga. Come sopra, vediamo come si muovono le donne in questa lista priorità. Magari ci sta che si tira avanti ancora un paio di uscite, ma comunque il pensiero più istintuale, più animale (e non è un’offesa) sta già da un’altra parte, e non sei certo tu la priorità.

3. Se volessi solo sesso, cercherei qualcuna vicino a me e non a 400 chilometri di distanza

Cosa c’è di strano? Mi pare plausibile, potreste ribattere. Sì, uno statement razionale che mira a gettare fumo negli occhi, facendo leva proprio sulla razionalità. Vogliamo andare oltre e capire cosa ci sta dicendo il povero malcapitato (sì, con me capitate davvero male quando, incauti, vi accingete a percorrere questi sentieri)?

Ora (magari) voglio sesso da te e va bene così, ma non pensare duri molto perché siamo troppo lontani. Meglio ancora: stai lì buona e calda. Al momento va bene così, ma le cose possono cambiare in un soffio di libeccio

Sarò sincera, quando ho riascoltato questa frase recentemente, dopo anni che non la sentivo, non ho sorriso. Mi si è gelato il sangue. Ho pensato: la stessa cosa che mi aveva detto Michele. Non è un caso, è un déjà-vu, un’identica situazione che si ripete. Se usi il cuore, la pancia, se sei spontaneo, non ripeti frasi fatte: è molto semplice. E, se ancora potevo conservare un minimo barlume di illusione, be’, ha deciso di imbarcarsi sul Nautilus. Si è inabissato.

4. In questo momento non voglio una relazione

Non esiste. Esiste solo non voglio una relazione con te, ho già capito che non mi piaci abbastanza da suscitare in me un sentimento autentico e profondo.

Con la persona con la quale il povero malcapitato avrà una relazione non ci sarà neanche bisogno di dire: “In questo momento non voglio una relazione”, perché ci sarà già dentro, in modo naturale e spontaneo, con tutti i piedi. La relazione non la si cerca, la relazione nasce, la relazione si riconosce. E poi la si coltiva, se si ha voglia, tempo e pazienza. 

5. Mi piacerebbe rivederti (senza specificare né chiedere dove e quando) 

Ti tengo calda, facendo intravedere una possibilità. Però chiaro che ora ci sono altre donne priorità sulla lista. Vediamo se e quando arriverà il tuo turno. 

6. L’estate è la mia stagione. Viviamocela (e poi il nulla)

Come sopra. Contatto mantenuto caldo, insieme probabilmente ad alcuni altri, in attesa di capire come si muovono sulla lista donne priorità. 

7. Con la mia ex ci siamo risentiti più volte, è stato un grande amore, ma so/sappiamo che non potremo tornare insieme

Mi piacerebbe tanto che quei problemi apparentemente insormontabili che ci hanno diviso non fossero più così insormontabili. Servirà a superarli il corso di arrampicata a mani e piedi nudi su roccia scivolosa/melmosa/ghiacciata in outdoor che sto seguendo ormai da qualche mese? Nel dubbio, io ci provo.

Meno Terminator, più Sibilla

cliché e frasi fatte
Nel bosco, in fuga dai cliché, ma con le antenne alzate (da “The gift”, Sam Raimi, 2000)

 

Non voglio essere assoluta, perentoria, definitiva. Può essere la mia non sia una traduzione fedele nel cento per cento dei casi. Ma in molti casi sì. Quando sentiamo frasi di questo genere drizziamo per lo meno le antenne. Poi si vedrà, ma è un attimo passare dall’incanto al disincanto, dall’illusione alla delusione.

Per tutt*, a qualunque genere si senta di appartenere. Forse con un po’ più di aderenza a sé stessi e di apertura agli altri, di onestà anche intellettuale che diventa rispetto in senso ampio si convivrebbe meglio. Dopo tutto non c’è nulla di male nel dire “Sono stato bene, è stato bello, ma non andrei oltre”, oppure anche meno “Grazie di tutto, ma non me la sento di andare oltre”, piuttosto che lasciare le persone parcheggiate lì nel mucchio per la voglia di alimentare il proprio ego, oppure per la mancanza di coraggio nel voler guardare in faccia situazioni e cambiamenti e di stare sol* per un po’.

No, non sono mai stata Terminator. Mi lego a poche persone, e quelle poche tengo a tenerle vicine il più possibile, a non lasciarle andare via facilmente. Ma non le trattengo se sento che se ne vogliono andare, se non mi sento apprezzata o capita. Se percepisco che le loro intenzioni non sono trasparenti come le mie.

*°*°*°*°

Cosa pensate di queste frasi? Le avete già sentite in qualche fase della vostra vita? Come avete reagito? Ci sono altre di dichiarazioni topiche usate e abusate? Sicuramente sì! 

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In home page: “The gift”, Sam Raimi, 2000

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