COME AVVIARE UNA CONVERSAZIONE SU UNA CHAT

“Ciao, come va?”… E poi?

Cosa scrivere per iniziare una conversazione su una chat? Come rompere il ghiaccio con una persona incrociata su una dating app? Come dare il via a una serie di chiacchiere frizzanti?

Si deve per forza partire da un “Ciao, piacere”?

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Gulp, ma è un altro “Ciao, piacere”? (da “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009)

 

“Come posso iniziare la conversazione senza dire ‘Ciao’ o ‘Piacere’?”. In molti se lo chiedono, capita che qualcuno lo chieda anche a me, quasi che lo sforzo di domandarselo sia sufficiente a superare lo scoglio di avviare un dialogo.

È vero, il primo messaggio su una chat non è facile.

È possibile avviare una conversazione partendo dai classici preamboli? Bè, direi di sì, è possibile. Anzi, l’ultima frequentazione che ho avuto è partita proprio in questo modo.

È utile avviare una conversazione partendo dai classici preamboli? 

Andiamo con ordine. In un contesto di chiacchiera digitale che funzione ha un primo messaggio? Aprire il canale di contatto, attirare l’attenzione, suscitare un interesse, spingere l’interlocutore a rispondere.

Come nella vita fuori dalle chat? Sì, è lo stesso obiettivo che avremmo se ci presentissimo a qualcuno a una festa o al parco, se scambiassimo due parole con il vicino di seduta sul treno, se incrociassimo in corridoio il collega di lavoro carino.

E allora?

A volte un “Ciao, come stai?” non è sufficiente a colpire l’attenzione, a coinvolgere, a ottenere una risposta su una chat.

Perché un “Ciao, come va?” potrebbe non bastare

Nella vita di tutti i giorni così si fa, potresti dirmi.

  • Perché in quella esatta ora il nostro interlocutore ne ha già ricevuti 10 di messaggi simili che prevedono risposte identiche
  • Perché prevede risposte standard

Ciao, come va?

Tutto bene, e tu?

oppure

Sì, dai, tutto bene, è venerdì! E tu?

oppure

La settimana procede bene, e la tua? 

Insomma, la noia. Lascio anche per approfondire: Dialogare su una dating app. Abbasso i “Come va?” e lo small talk.

  • Perché non ho voglia di dare a uno sconosciuto una risposta non standard, di dire che oggi ho mal di denti oppure farmi immaginare seduta sul water preda di crampi intestinali. Bè, per farla tragica.
  • Perché richiama nella mente una serie di passaggi lenti e un po’ noiosi. Al “Come va” di solito seguono:

Che fai? 

Dove vivi?

Di cosa ti occupi?

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Che musica ascolti?

Un interrogatorio serrato che neanche il Commissario Montalbano

L’alternativa al “Ciao, piacere”. Lasciamoci ispirare

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Cosa ti ispira questo sguardo? (da “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009)

 

Qual è l’alternativa al “Ciao, come va” per iniziare una conversazione? 

 L’ispirazione.

L’ispirazione che l’altro ci scatena, per le sue foto, per quello che ha scritto, la sensazione che ci dà quello che vediamo. Mi riferisco ai casi in cui l’approccio nasca da una curiosità sentita, se uno va ‘ndo cojo cojo questo discorso avrà mooolto meno valore.

Esempio: mi piace il treno, mi piace l’ossimoro, mi piace la fotografia. Ecco una possibilità di approccio.

Ciao, come procede il weekend? Sei in treno verso una meta sconosciuta dove trascorrere queste giornate?

Se vogliamo provare a carpire l’attenzione, mettiamoci in ascolto, lasciamoci ispirare.

 Proviamo a dire qualcosa per davvero

Ho omesso la conditio sine qua non: che il profilo della nostra preda (è una savana selvaggia il mondo delle dating app) abbia qualche elemento utile per catturare la nostra attenzione, che sia un profilo minimamente costruito e curato.

Ci sta un

Ciao, che musica ti piace ballare?

se nel mio profilo ho indicato che tra le cose che amo di più c’è il ballo.

L’importanza di un profilo ben costruito (per ispirare)

Fondamentale costruire il nostro profilo per lasciare ai nostri interlocutori qualche motivo di ispirazione:

Foto

Devono raccontare qualche momento di noi, di chi siamo, di cosa ci piace fare, magari anche strappando una risata o un sorriso.

Per approfondire:

Descrizione

Non deve essere una banale o autoreferenziale o ‘autoincensante’ descrizione di sé, ma un testo che riporti qualche parola chiave, che stimoli una battuta, che suggerisca una domanda, che spinga a fare una ricerca.

Per approfondire:

Se il profilo di una persona è curato, nelle immagini e in un testo di presentazione che abbia un senso, che possa dare un valore, che possa offrire stimoli, ci si può permettere anche un iniziale “Ciao, come stai?”. Poi è più facile che si trovino agganci per proseguire la conversazione.

Messaggio nonsense per conversazioni fuori di chat

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Mi mandi proprio fuori di chat (da “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009)

 

Adoooro, ma anche in questo caso de gustibus, il messaggio che ti porta fuori, fuori di chat, fuori di testa, fuori di casa, fuori. Il primo messaggio che non ha un senso ma che ti spinge a dargliene uno per proseguire la conversazione. Così iniziano le interazioni migliori, le mie per lo meno.

Iniziare giocando è la cosa più bella di tutte dal mio punto di vista. Ti porta già in una dimensione diversa, che è proprio quella del gioco, del pensiero condiviso, della costruzione ludica. Ti dà l’idea di costruire insieme con pezzi di marshmallow un castello fatato.

Ne parlo anche in Giocando in chat, si flirta e si impara.

No, non ho gatti

Shampoo alla vaniglia o shampoo alla menta e limone?

Scoperto quanto è profonda la tana del bianconiglio?

Oggi dico no ai post-it appesi sul frigorifero

Pillola blu o pillola rossa?

Team penne lisce o team penne rigate?

Dimmi che fai il Bartezzaghi a penna.

Uno, nessuno o centomila? Svelami quanti siete e ti dirò chi sei.

Non ti farò domande. La risposta è dentro di te…

Attacco in medias res

Ehi! Piacere, Lorenzo! Anche io amo viaggiare in treno (l’aggancio è al messaggio di presentazione)… e, per quanto possa sembrare una cosa matta, amo le stazioni. Quando ero un po’ più piccolo e avevo più tempo a disposizione amavo sedermi in stazione e guardare la gente. Mille tipologie di persone, ciascuno con i propri bagagli, non solo fisici… Persone che sembrano esistere solo durante il proprio passaggio, come entità volatili, ma che se guardi bene, da piccoli dettagli puoi provare a ricostruire la loro storia. Sotto sotto ciascuno di loro ha una destinazione, ma anche una storia da raccontare e propri pensieri ed emozioni.

Questo primo messaggio di inizio chat (che mi è stato scritto per davvero da Lorenzo, non avrei potuto creare nulla di più bello) è perfetto, perché:

  • è articolato, pensato, personalizzato
  • prende spunto da un punto in comune
  • racconta qualcosa di chi lo spedisce
  • crea una immediata sintonia (a me ha fatto risuonare qualcosa dentro)
  • offre ulteriori stimoli perché la conversazione possa proseguire
  • è molto difficile da ignorare, molto più rispetto a un “Hey, ciao, come va?” o anche a uno dei soliti “Ciao”, senza neanche un punto esclamativo che mostri un minimo di entusiasmo.

Andando oltre, quando qualcuno è disposto senza conoscerci a darci qualcosa di suo, a farci in un certo senso un regalo (di tempo, di riflessione, di condivisione di un ricordo), in modo abbastanza naturale ci porterà a ricambiarlo.

Che fine immaginate abbia fatto la conversazione con Lorenzo dopo questo inizio così brillante? Ve lo racconto in “Do ut des, ma a volte non basta neanche quello”.

Ho messo insieme invece in “Rompere il ghiaccio su una chat, esempi da non emulare” qualche esperienza di conversazione partita a mio personale avviso davvero male.

Proseguire la conversazione su una chat

Non c’è solo il problema di avviarla, altra cosa difficile in una conversazione su una chat è farla scorrere.

A volte sembra che tutto accada in maniera naturale, e un messaggio si sussegue all’altro senza nessuna fatica. Un po’ come i cucchiai di Nutella o di gelato alla nocciola.

Altre volte fare ingranare una conversazione sembra più difficile di un triplo carpiato con avvitamento.

Da cosa dipende?

In larga parte, dalla mia esperienza, da quanto ci si sente ispirati e attratti dal nostro interlocutore. Attratti da cosa?

  • Dalle foto che ha proposto sul suo profilo
  • Dalla descrizione che ha dato di sé
  • Dal suo modo di scrivere, di riflettere, di scherzare, di usare le parole, di riflettere
  • Dalle passioni o studi che magari abbiamo in comune
  • Dall’ambito professionale in cui lavora

I motivi possono essere molteplici ma ci sentiamo attratti e incuriositi e, se la cosa è reciproca, è molto più probabile che la conversazione fluisca e che si riescano a superare eventuali blocchi che possono essere dovuti al mezzo di comunicazione e alla mancata presenza fisica del proprio interlocutore.

Sette punti per una buona conversazione

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Perché fai quella faccia? Non ho rispettato tutti i sette punti per una buona conversazione? (da “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009)

1) Pensare prima di scrivere, attendere prima di proseguire

Dopo avere mandato un primo messaggio pensato e ispirato, occorre attendere la risposta e la reazione del nostro interlocutore.

Evitiamo, quindi, di subissare le altre persone di nostri messaggi. Lasciamo loro il tempo di rispondere con tutta la calma.

Non sappiamo in che momento e condizione di vita e lavoro il nostro messaggio troverà l’altra persona. Attendiamo di capire qualcosa in più.

Se non avremo risposte, pazienza. Lasciare andare, senza prendersela. Avremo fatto comunque un buon esercizio di apertura e un tentativo di metterci in ascolto. Ah, per la cronaca, capita anche a noi donne di non ricevere riscontri.

2) Partire dal positivo

Evitiamo critiche, battute che non sappiamo se saranno capite o bene accolte. Cerchiamo di mettere sul piatto qualcosa di positivo, che ci avvicini all’altra persona, che la porti a raccontarsi, a entrare in un mood positivo che assocerà alla chat, e quindi a noi.

3) Evitare le frasi fatte e i complimenti standard

Cerchiamo di essere originali, personali, di farci davvero ispirare da chi abbiamo di fronte. No alle frasi che andrebbero bene per chiunque.

Sei carina

Va bene, ma non mi interessa. Non c’è bisogno di dirlo. Andiamo oltre. Subito.

Che belle foto

No, grazie. Voglio sapere cosa ti piace delle foto, voglio sapere perché mi scrivi. Ho scritto una bio con un sacco di spunti.

Voglio capire che non mandi un messaggio a casaccio solo per tastare il terreno. Voglio sapere che lo mandi a me, perché qualcosa di mio ti ha colpito nelle foto o in quello che ho scritto. Non sto parlando di fantascientifici colpi di fulmine o di folgorazioni sulla via di Damasco.

Voglio sapere che ti piace quella mia foto a Madrid perché ci hai fatto l’Erasmus, che anche tu hai un animale totemico se ti dico il mio nella bio, che anche a te piace correre in riva ai laghi. Tutto qui. Sono esempi, mai stata a Madrid.

4) Avanzare: tra domande, osservazioni, riflessioni

Quale può essere la tipologia perfetta di conversazione su una chat? La stessa che ci sarebbe in una conversazione di altro tipo. Un giusto mix tra domande, osservazioni, riflessioni.

Dal vivo più facile che su una chat, dove molti di noi devono superare l’ostacolo di utilizzare una forma di comunicazione scritta che può intimidire, farci sentire poco sicuri o timorosi di sbagliare, non solo nell’esprimere un pensiero, ma nello stesso utilizzo della lingua.

5) Chiedere, ascoltare, imparare

Se l’altra persona ci attrae, ci incuriosisce, sarà più facile ci venga voglia di porgere domande, di spingerla a raccontarsi. Evitiamo le domande troppo tranchant, quelle che prevedono come risposta solo un sì o un no.

Cerchiamo di metterci in ascolto, di provare a imparare qualcosa dagli altri. Tutti abbiamo una storia da raccontare, che aspetta solo la persona che abbia voglia di ascoltarla. La nostra sfida è scoprire quella storia, farla emergere.

Condividiamo noi per primi le nostre esperienze, aneddoti. Apertura chiama apertura. Positività chiama positività.

6) Restare umani

Quanto è bello riuscire a parlare anche di quello che è andato male? Proprio così. Solitamente rifuggo dalle persone che mostrano un mood eccessivamente vincente.

Mi riconosco nelle debolezze, nelle fragilità delle altre persone, anche negli errori. Mi suscitano tenerezza.

Non fingiamo di essere perfetti o che vada sempre tutto bene. Siamo terreni, umani, fragili. Inutile nasconderlo. Cerchiamo di dare una impressione verosimile, anzi, veritiera di noi.

7) Messaggi brevi o messaggi lunghi?

Dipende. Se la chat consente di vedere quando l’altro è in linea e legge i messaggi, se lo scambio è live, meglio messaggi brevi.

Se invece i due interlocutori non si incrociano live, ma si scrivono e leggono in differita la mia preferenza è per messaggi più lunghi, che raccontino, che tengano compagnia, che facciano riflettere prima di arrivare a dare una risposta.

Questa seconda modalità è quella che preferisco solitamente in una prima fase di conoscenza.

Attenzione ai finti stimoli alla conversazione

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Così proprio no, te lo dico (da “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009)

 

Quali sono i finti stimoli alla conversazione? Semplice!

La domanda aperta

Raccontami qualcosa di te.

E qui inizia il dramma.

Meglio partire da quello che una persona ha già voluto raccontare di sé nel proprio profilo, agganciarsi a quello.

Non so voi, ma a me le domande aperte spiazzano, mi generano proprio il vuoto nella mente.

Mi immagino seduta in cerchio, in un gruppo di disintossicazione dall’uso delle dating app, attendere il mio turno per la classica presentazione: “Ciao, sono Betta, non uso Tinder da ben tre ore, etc etc etc”.

Insomma, per quanto mi riguarda, preferisco non essere messa in questa situazione, la voglia di scappare è sempre troppa!

I buongiorno, i buonasera, i come va?

Una conversazione coinvolgente non procede con domande serrate, una conversazione stimolante non ha bisogno di essere rinfocolata da buongiorno, buonasera, come va, cosa fai, cosa stai facendo, cosa hai fatto: da domande uguali che si ripetono in giorni altrettanti uguali uno all’altro. Una conversazione intrigante e intelligente vola molto al di sopra di tutto questo. 

La domanda comandata

Una altro ‘false friend’ che invece di dare fuoco alla conversazione attiva il servizio chiamata ai vigili del fuoco? Chiedere al nostro interlocutore che ci ponga una domanda.

Qualsiasi domanda non faresti nella vita quotidiana, qualsiasi curiosità tu abbia, chiedi pure!

WTF do you want from me? Meglio non forzare, ma lasciare che domande e riflessioni emergano in modo naturale.

*°*°*°*°*°*°*°*°

Queste riflessioni sono scaturite dalle mie esperienze personali. Voi cosa ne pensate? Come si sono aperte le conversazioni migliori che avete avuto? E come sono proseguite?

In home page: “500 giorni insieme”, Marc Webb, 2009

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