Scrivo (e chatto) più di quello che dico. 

Alle elementari ho iniziato con un testo breve, non sapevo potesse essere una poesia. La maestra lo ha letto di fronte a tutta la classe. Io di fianco a lei, rossa di vergogna. Pensando, mai più.

Settembre, quinta superiore, ci rifilano un supplente di Lettere per venti giorni. Non so cosa sia un poeta, non ne ho mai conosciuto uno. So solo che mi interessa non solo quello che dice, ma come lo dice, e che lo dica. Più forte della paura per gli esami, è il fuoco che sento dentro.  Una passione per le parole che matura per un anno intero. I temi non sono mai stati il mio forte, ma scelgo di iscrivermi a Lettere.

Solo qualche anno dopo la laurea le parole tornano compagne di strada. Senza di loro, mi manca un pezzo. 

 

 

Poi arriva questo blog. Dopo qualche anno di chattate furiose su svariate dating app.

Per chi ci crede, per chi è deluso, per chi sogna l’amore, per chi non ci spera più, per chi pensa che essere su Tinder & Co. è come sfogliare l’album delle figurine, per chi ci ha trovato una miriade di cose positive (e anche negative), per sublimare lo sconforto, per condividere la mia personale esperienza, per spargere semi di consapevolezza, per chi considera da sfigat* iscriversi a una chat per conoscere qualcun*, per sentirsi meno sol*, per sapere che dall’altra parte dello schermo battono sempre (alti e caldi) i cuori, per capire cosa si può trovare, per scoprire insieme cosa si può evitare.

Lo scrivo per voi, se qualcuno avrà voglia (e coraggio) di leggere. E per me. E per le parole che amo tanto.

Ed eccomi qui!

 

Introversa. Lunare e lunatica. Malinconica, emotivamente ingombrante, suscettibile. Ah, bisbetica (ci tengo). Si può stare sulle dating app anche così, piena di buone qualità. Sbagliando, e molto. Imparando, anche più forte.

Perché questa foto che non consiglierei mai per il profilo di nessuna dating app?

Dicembre 2016, il virus della mononucleosi mi ha preso, senza bussare alla porta, senza presentarsi. A mia insaputa. So solo che sto male da settimane. Nonostante ciò, decido mi sia indispensabile una fototessera per il curriculum in fase di aggiornamento. Preparo la macchina fotografica, provo ad allestire un set casalingo, l’autoscatto parte, e mi coglie. Anche qui, a mia insaputa.

‘Mononucleosica’, con il mollettone in testa, la vita mi congela con un profilo (quasi bello) e che non sembra neanche il mio (per avere un’idea più corrispondente al reale googlare per favore “Marina Abramovic naso”).

Questa foto è il mio augurio per voi. “Life is what happens to you while you’re busy making other plans”, scriveva J. Lennon.

Che l’amore vi colga per strada, quando andrete al lavoro, quando sarete al supermercato in tuta a prendere il latte di riso, quando avrete altri pensieri, obiettivi (o mollettoni) per la testa, quando sarete intent* da ore, giorni, mesi a cercare qualcun* di interessante su Tinder & Co.

Che l’amore vi colga. Non potrete fare a meno di accorgervene.

elisabetta

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