Uomo maturo, intorno ai 50. Due figli e un rapporto matrimoniale che ha preso deviazioni non più tollerabili. A novembre 2015 esco di casa per separarmi. Per molti mesi non ho nessuna voglia di cercare nuove compagnie di qualunque tipo queste siano, meno che mai provare a recuperare storie vecchie, cosa facile, ma si sarebbe trattato di repêchage di almeno 16 anni prima. Persone di una vita non più mia ormai.
Come prima (da sposato), i miei figli sono quasi sempre con me, così cerco di rallegrare la vita familiare, avendo spesso ospiti in casa. Si tratta sempre di famiglie di amici a cena da noi, quelle degli sport praticati insieme, i compagni di scuola e quelle con cui ci frequentavamo già prima. Certo, adesso c’è un pizzico di libertà in più, ma anche maggiori vincoli economici e di tempo. Anche questo partecipa a tenermi lontano da nuove relazioni.
E cosa c’entra tutto questo con Storie da chat?
Serve a creare il contesto, lo storytelling lo prevede. Passiamo al sodo, come l'”ovo” di Virzì.
DATING APP COME PARCHI GIOCHI PER MALAT* DI SESSO?
Arriviamo a febbraio 2016. Un pomeriggio, girando su un sito americano di componenti audio, noto la pubblicità di OkCupid. Sembra: pulita, dignitosa, sobria. Mi colpisce perché, a tutti gli effetti, non sembra la pubblicità di una app di dating. Avevo sempre avuto un atteggiamento piuttosto snob, quasi razzista, verso queste cose. Conoscevo principalmente Badoo, e quello che ne leggevo sull’edizione Usa di Wired.
Per me le dating app potevano rappresentare solo tre cose:
- il moderno canale di distribuzione della prostituzione
- l’equivalente di un night club per arrapati o scambisti
- parchi giochi per tutte le ‘sessopatie’ on line.
OKCUPID PER RISPOLVERARE LA CONOSCENZA DELL’INGLESE?
La pubblicità sembra: pulita, dignitosa, sobria e penso anche che sono troppi anni che non pratico l’inglese. La pubblicità non è male, nessuna volgarità e nessuna allusione sessuale, è su un sito americano; è per il mercato americano; si comunica in inglese americano.
Faccio uno sforzo: me ne frego delle finalità della app (quelle dei miei pregiudizi). Ce la posso fare, anzi, è quello che mi serve mentalmente per distrarmi da altro, soprattutto dall’ambiente sociale nel quale vivo. Di questa cosa prenderei nota, perché trovo che per molti sia la spinta ad esporsi in app.
Mi iscrivo, davvero, solo per rifare un po’ di pratica con una lingua straniera, così pensavo. E posso farlo senza spendere un centesimo (fondamentale per me, e non per tirchieria ma per non alimentare un sistema che ritengo deviato – già parlato di pregiudizi, no?).
COSTRUIRE UN PROFILO, MUOVERE I PRIMI PASSI SU UNA DATING APP

Ci vuole un profilo: come si fa? Inizio a compilare il mio in modo molto generico. Dapprima semplice, elementare, solo per poter comparire. Poi devo iniziare a giocare.
Non sono certo l’uomo più bello del mondo, quindi conto poco sulle foto, del resto quali dovrei pubblicare? Poi non ho mie foto, per me i selfie sono per chi si crede Adone o Venere. Ne pubblico una sola, anche poco chiara: uno scatto rubato in spiaggia da mia figlia mentre tendo la mano per bloccarla.
Altro ostacolo: dopo 16 anni di relazione non ricordo proprio come si attiri l’attenzione di una donna, per cui è critico anche decidere cosa scrivere.
Ma non ho nulla da perdere, e immagino di presentarmi solo a persone che si trovano dall’altra parte dell’oceano, e delle quali, secondo i miei pregiudizi, non parto con un’alta stima. Quindi scrivo poche righe, con qualche spunto ironico per rimanere leggero. Il minimo sindacale per poter comparire.
Non ho ancora idea di come ci si comporti in questo contesto, ma mi ricordo sempre che non ho nulla da perdere.
ASSALTO DI PROFESSIONISTE DEL SESSO DAI PAESI BASSI?
Eppure… Nei primi giorni ho una serie di contatti dall’Olanda, già mi insospettiscono, facendomi chiedere cosa del mio profilo possa colpire una donna dei Paesi Bassi.
Certo! Immagino che ci sia una grossa organizzazione di bordelli che ha ampliato il proprio business portandolo on-line e, quindi, sulle dating app. Questo conferma tutte le mie idee negative (siete un po’ fuori tempo, ma potete darmi del cretino).
Però… molte foto di donne non sembrano costruite per vendere servizi sessuali. Solo settimane dopo scoprirò che in quei giorni OkCupid stava investendo in pubblicità in quell’area.
DEL PRENDERCI GUSTO, INGLESE O MENO

In più di un’occasione inizio a chattare in inglese – del resto io ero lì per quello, per poi scoprire che stavo comunicando con donne italiane in Italia. E non lo scoprivo cambiando lingua ma dai riferimenti dei loro discorsi, ed avevo sempre un enorme imbarazzo nel chiederlo, pensando di passare per quello che non vuole usare l’inglese.
Che figura ci faccio in mezzo a donne che esistono, sono vere e non sembrano stare lì per professione? Hanno addirittura voglia di perdere del tempo a chiacchierare, e non tutte mi rovesciano addosso le loro angosce.
Ma questa era un’app americana per il mercato americano, cosa ci fa qui questa gente???
Come? Certo che c’era una località di riferimento, ma se tu pensi di essere in una chat per un altro paese, quando leggi Florence immagini sia quella nella Carolina del Sud, e quando leggi Mantua non hai per la testa Mantova ma una cittadina dell’Ohio.
Comunque, il gioco funziona ed è abbastanza divertente (fra molti contatti quell’abbastanza diventerà complemento quotidiano).
C’è, fra i tanti, ancora il problema di donne che scrivono cose allucinanti da ogni parte del mondo (di questo ne parliamo con calma in altri due o tremila articoli, se li reggete).
Decido che non deve essere un problema: ignoro e basta.
Comincio ad ampliare il profilo, integrandolo secondo quello che imparo leggendo gli altri e chattando con i primi contatti. Sono etero, quindi leggo solo profili femminili. Ecco perché forse, anche il mio, ne ha qualche tratto.
Ma l’upgrade più importante – e galeotto – è stato scrivere che parlavo anche italiano.
IL BELLO DOVE MENO TE LO ASPETTI

Sono in chat da due, forse tre mesi.
Di questi non avrò passato più di quindici giorni di regolare attività.
Sono passato dall’idea che le major della prostituzione legalizzata dei Paesi Bassi siano approdate sulla app, a strane corrispondenze con chi aveva solo voglia di parlare dell’Italia, a scambi che – come minimo – fanno compagnia. In mezzo ci sono state molte altre cose, ma ve le risparmio… per ora.
Ed ho appena iniziato.
Sono bruttino, comincio ad essere abbastanza maturo, mi è quasi impossibile frequentare e conoscere persone nuove ma, posso costruire connessioni esterne al mio ambiente, semplicemente con una app.
Eureka?
Sì, nel senso più letterale e greco del termine (ho trovato).
Ancora non so bene cosa, ma so che mi piace.
E poi?
Per questa volta ci metto un punto, ma manca la morale.
I pregiudizi, esattamente come la paura, sono devastanti se ti bloccano (non sarei mai entrato in una chat pro dating). Ma quando li usi solo come “guide” per andare cauto (be’, è quello che sto provando a raccontare) ti fanno tirar fuori il bello da dove pensi non ce ne sia.
La vita è bellissima! Lo giuro!
L’effetto catalizzatore di una app di dating porta CHIUNQUE a costruire nuove relazioni. Di che tipo e di che importanza sta solo a noi deciderlo.
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Grazie a Luigi per aver voluto entrare a fare parte attiva del blog e per avere trovato la voglia e il tempo di scrivere la propria storia, così piena di energia!
Mi fa pensare che a volte fare un passo per andare oltre i propri pregiudizi, fare qualcosa di inaspettato per l’immagine che abbiamo di noi, rompere le gabbie di pensiero che ci tengono imbrigliat*, fare qualcosa di nuovo, o di vecchio in modo nuovo, sia l’unico modo per evolvere, e per vivere.
E poi non posso che condividere la nota finale: le connessioni che si creano, gli scambi, le relazioni sono sempre tra persone. Persone che decidono insieme che piega dare al contatto che si è creato (nei casi più rosei, ghosting e affini esclusi).
E voi, che approccio avete con le dating app? Avete dovuto superare qualche pregiudizio prima di iscrivervi? Come è andata?
Come sempre, potete commentare qui sotto, oppure sul canale Telegram Raccontami Storie da chat o sul mio profilo Telegram @StoriedaChat o scrivendomi via mail (raccontami@storiadachat.it). Vi aspetto!
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