STORIA DI UNA CHAT, DIFFERENZA TRA UNA S E UNA Z

Lui è S. La scarsa convinzione nella nostra conoscenza mi aveva portato a non dargli in rubrica il credito necessario per avere il nome completo.

Solo S, che tanto sapevo sarebbe stata fugace, che non valeva la pena prendersi il disturbo di digitare tutti i caratteri, che non avrebbe lasciato il Segno. Ché la S non è certo la Z.

Allora io sono B, in questa chat salvata da whatsapp e scovata per caso nelle ultime ore, tornata alla ribalta della mia memoria.

E che riporto qui. Perché?

Perché alla fine la trovo bella: piena di dubbi (i miei), forse non si percepiscono fino in fondo, ma ci sono. Piena di parole, le sue, forse azzardate, ma usate bene, piazzate (quasi) sempre al posto e al momento giusto. Parole (scritte e ascoltate) che sole erano bastate a volerlo incontrare. Parole ben più belle e coinvolgenti di quel bacio che non mi era piaciuto, che non gliene avrei dato un altro.

Tra parole e dubbi, anche un po’ di gioco, nella chat mi piace sempre. Ne ho scritto in Giocando in chat, si flirta e si impara.

E alla fine non è neanche vero. Un po’ di segno S lo ha lasciato: un bacio brutto in stazione, una manciata di parole belle, una recensione a sorpresa del mio gruppo del cuore sulla webzine di cui era fondatore. Era bastato dirgli il nome del gruppo e proclamare tutto il mio amore. Ed avevo ricevuto uno dei regali più apprezzati che qualcuno mi abbia mai fatto.

Ecco qui. Tra parentesi quadre vi rivelo anche cosa penso, cosa pensavo.

B: Ho le gambe distrutte. Ma oggi ho riso. Tu come stai?

S: Cosa ha provato a tal punto le tue gambe?

B: Camminata hard là sui monti con Annette.

S: Figata. Incontrato Heidi? [ma se c’era Annette? Non pensavo fossero amiche…]

B: Sono io Heidi. Non mi avevi riconosciuta? Se vuoi ti presento mio nonno.

S: No, grazie, un po’ troppo scorbutico

B: Peccato. Volevo già presentarti in famiglia. Il nonnino è scorbutico, ma buono

S: Sono il classico tipo rassicurante, capace di tranquillizzare il genitore più ansioso [i soliti lupi travestiti da agnelli]

B: Prima dovresti rassicurare me, o comunque qualcun’altra

S: Preferirei concentrarmi su di te, prima di un’eventuale altra [ah, ma dai? I soliti lupi travestiti da agnelli, parte2, il preconcetto si conferma]

B: Qui tanto non si va da nessuna parte, quindi do spazio anche alle altre. Quanta generosità! Mi dicono che Heidi peraltro sia rimasta poi single. [il riferimento sul “Non si va da nessun parte” è più ampio rispetto a ciò che appare nella conversazione]

S: Peter che fine ha fatto?

B: Ha avuto un tracollo esistenziale. Ha aperto un bordello in città. Brutta storia quella.

S: Caspita… Come Chef Tony e Tonio Cartonio…

B: Cose che possono succedere…

S: Sempre ai migliori.

B: Heidi credo sia rimasta con le caprette. Sono dolci e affidabili

S: Scelta difficile da criticare

B: Infatti. La approvo in un certo senso

S: Idem [ahhhhh questo idem che nasconde il vuoto mi irrita… non so voi…]

B: Stiamo parlando del nulla. Propongo di sostituire alle lettere dei simboli a caso. La conversazione regge in eguale modo. 12 ? /25 89″$^

S: La cui sequenza codifichi parole sensate però…

B: Perché è sensato quello che scriviamo? [pure la resistenza al gioco avevo messo in atto, tale era la sfiducia nella persona]

S: ?~ ]~@’~

B: Dovrebbe essere solo espressione del nulla :;, ^^^ #&#

S: “[==÷~.@’~@=%~

B: 69999933335 Ma proprio. Ah ecco 1111121111

S: “[==÷~ .@’~@=%~ Il mio è un codice sensato

B: Sì aspetta che ora lo decodifico. [Basta crederci, lo dicono i meglio guru in circolazione]

B: 😶

S: 😓

B: 😕

S: 😧

B: 😑😐

S: Argomentazione audace

B: Direi. A volte occorre osare.

S: La chiesa ha combattuto questo genere di tesi per secoli. Ma è bastato un minuto per ribaltare tutto

B: Eh già, a volte basta poco. Ma bisogna avere il coraggio di dire certe cose. Su, dille

S: Se dico, ritorno a citare gli Harmony

B: A ciascuno le proprie fonti d’elezione. Per alcuni la Bibbia, per te gli Harmony. Se non ci sono altre strade… Un linguaggio piano, terra a terra arriva di più a una donna di montagna

S: Userò parole semplici
S: Rubate agli anni ‘90.
S: “Mi piaci”

Come è finita con S? Dopo quel bacio in stazione, la cosa è finita nel nulla. A me il bacio non era piaciuto, la voglia di approfondire la conoscenza non era molta. A lui era inaspettatamente piaciuto, ma, avevo scoperto, rassicurava molti ansiosi genitori e aveva ampie capacità di concentrazione multidirezionata. So, bye bye!

♠ In copertina: “La maschera di Zorro”, Martin Campbell, 1998

  • Categoria dell'articolo:Racconti
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