IN CHAT INCONTRO TRA BISOGNI E DESIDERI. LA STORIA DI PAOLA

Chat over 40, Lycos, la community di Libero. Paola ha avuto occasione negli anni di frequentare diverse piattaforme dedicate alle chiacchiere online.

Via chat ho conosciuto anche quello che è diventato un grande amore.

Un mondo che anni fa era molto diverso da quello che è diventato ora.

Chiacchieravo sempre molto, prima di arrivare a un incontro, ho conosciuto belle persone, sono scappata da altre. Oggi i ritmi della conoscenza sono diventati molto più accelerati.

La chat come spazio di connessione e di ascolto

Resta un unico filo conduttore: i bisogni.

In chat mi sono trovata di fronte persone che esprimevano bisogni diversi. Persone che vivevano una reale situazione di sofferenza, persone che volevano essere ascoltate, che avevano problemi a comunicare in altro modo o a trovare altrimenti qualcun* che si mettesse in ascolto. Persone lì per passatempo, che vedevano scorrere gli anni sulla chat over 50 di Meetic.

in chat, incontro tra bisogni e desideri
C’è un bisogno che non può essere soddisfatto da un cioccolatino? (da “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000)

 

Paola, anche per la professione che ha svolto nella vita, è abituata ad ascoltare.

Ci sarebbe da aprire un centro di ascolto. Sono venuta in contatto con tanti vissuti di dolore, a dispetto magari di un nick che dichiarava proprio l’esatto contrario. Storie di solitudini che hanno generato in me un senso di impotenza nel non poterle gestire. Persone sposate in cerca di un’evasione, di un’emozione che non riuscivano più a trovare nel matrimonio; giovani in cerca di una donna matura; persone costrette per lavoro tutto il giorno davanti a uno schermo e alla disperata ricerca di un contatto umano; persone che aspiravano ad avere una nuova chance, quasi una seconda giovinezza.

La presenza in chat diventa un modo per cercare una risposta o un conforto a esigenze inappagate, una possibile soluzione o semplicemente un sollievo ai problemi della vita quotidiana.

E ancora:

Persone che comunicavano di essere alla ricerca di una relazione sentimentale profonda, che amavano intrecciare narrazioni e pensieri, riflessioni, ma che non riuscivano o non volevano andare oltre una dimensione virtuale, che creavano una magia che non poteva essere messa a terra, che restava viva solo finché si agitava nella mente di entrambi gli interlocutori. Si entra in un meccanismo che genera solo sofferenza, tra proposte palesemente irrealizzabili e castelli in aria.

Parole per immaginare, parole per manipolare

chat, incrocio tra desideri e bisogni
L’unica persona cui dal lontano 1993 concederei di manipolarmi, anche solo con lo sguardo (da “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000)

 

Le parole e l’uso delle parole hanno una grande parte nelle conoscenze che avvengono tramite chat. Parole che possono anche essere sfruttate in modo manipolatorio. Parole che raccontano e portano a immaginare un mondo che magari non è come quello cui ci si trova di fronte durante un incontro dal vivo.

Racconta Paola:

Quante conoscenze e storie virtuali non sopravvivono a un incontro? Continuare a scriversi messaggi a volte può essere deleterio, ci si può ‘incartare’ nelle parole, ci si può confondere, ci si può fraintendere. Il passaggio dal virtuale al reale a volte non è semplice: chiediamoci perché.

Qui una mia esperienza: Tra digitale e reale c’è vita e un appuntamento saltato.

Prosegue Paola:

Nei messaggi scritti ogni incertezza viene superata, o meglio, le parole possono essere scritte, ma poi cancellate, e poi riscritte nuovamente. Con le parole si gioca, peccato che si giochi anche con i sentimenti. Purtroppo ci sono persone che hanno l’abilità di manipolare, facendo leva sulla sintonia, sul feeling, sulla sensibilità, sulla fragilità, sui bisogni dell’altr*.

Ritorna il discorso dei bisogni: è possibile incrociare una persona che proprio su quei bisogni riesce a fare leva, innescando dinamiche non positive, ma distruttive.

Dove finisce la razionalità, inizia la confusione emotiva, che porterà inesorabilmente a un’incapacità di distinguere il vero dal falso. Per falso intendo tutto quello che l’altra persona ci vuole far credere in quel momento. 

Da una parte ci può essere un più o meno consapevole intento manipolatorio, dall’altro il maggiore controllo che si può imprimere a fatti e pensieri tramite la scrittura, dall’altro ancora l’innescarsi naturale di meccanismi psicologici che portano ciascun* di noi a costruire o ricostruire uno scenario sulla base delle parole che leggiamo o ascoltiamo.

Quando si crea un conflitto insanabile tra quanto si era immaginato e quanto si rivela essere la realtà o una parte della realtà:

Purtroppo quello che si produce nell’animo umano è solo un forte senso di malessere e quindi è necessario, per la nostra dignità e la nostra sopravvivenza, chiudere

Dietro le parole… un mondo da scoprire

chat tra bisogni e desideri
È tutto molto bello, ma che bisogno mi stai esprimendo con questa canzone? (da “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000)

 

Cosa si nasconde dietro una manciata di parole scambiate via chat? Un mondo che spesso non è facile scoprire.

La chat, quella conversazione simultanea che ci fa contattare chiunque, all’interno di una community, che ci fa sentire meno soli, che ci permette di ridere e scherzare, anche se abbiamo le lacrime agli occhi per un dolore che ci attanaglia – tanto l’altro non lo vede. 

Con le parole si può essere un po’ chi si vuole. L’ho già scritto anche qui: Quando la strega restò stregata. Incontro con Riccardo. Con le parole si può stare male ma provare a costruire un mondo molto diverso dalla propria realtà, un’evasione dal quotidiano nel quale trascinare e far vivere anche il proprio interlocutore.

Quel “ciao, come stai?” non è così banale e scontato quando siamo in un particolare stato d’animo… Anzi, è una mano che si protende verso la nostra, è qualcuno che si interessa a noi. Ma non vediamo l’espressione del viso del nostro interlocutore, non vediamo i suoi occhi, non vediamo se sbadiglia per la noia né se ha un sorriso entusiasta. Quindi in realtà noi stiamo comunicando con l’idea che ci stiamo facendo del nostro interlocutore in quel momento. Ci costruiamo un’immagine dell’altro tutta nostra, plasmata sul nostro bisogno di quel momento: bisogno di parole gentili, bisogno di un confronto, oppure bisogno di arrabbiarci con qualcuno, bisogno di provocare, per sentirci più forti… bisogni… bisogni …bisogni….

I nostri bisogni si incontrano, si scontrano, impattano sulle altre persone.

Va bene… ci sta… ma l’altr* come reagisce? Riesce a capirci? Come ci risponde? Magari non ci scrive nulla… poi tutto d’un tratto se ne esce con “Sei sola in casa? Io sono solo soletto sul divano, in relax”, “Tu da dove digiti?”, “Cosa cerchi qui?”, “Sposata?”. Gli interrogatori in chat – cioè la raffica di domande – sembrano coprire l’assenza di possibili argomenti di conversazione, e lasciano trapelare un approccio aggressivo del nostro interlocutore. 

Ecco, come modalità per portare avanti una conversazione, la raffica di domande, come la definisce Paola, credo sia il peggiore. Forse il più facile, il più immediato, il più comodo. Ma difficilmente porterà a sviluppare conoscenze profonde o autentiche (lascio per approfondimento: Dialogare su una dating app: abbasso i Come va? e lo small talk). A meno che dopo le prime domande non si riesca passare a un grado di profondità, di narrazione o anche di gioco e scherzo (tutt’altro che superficiali durante una conoscenza. Anzi, riuscire a scherzare e giocare insieme credo sia operazione per nulla scontata. Eh già perché Giocando in chat si flirta e si impara).

Penso che sia veramente importante essere più consapevoli di come ci poniamo noi in chat, cercare di abbandonare il solito noioso copione, che per molti è certamente più rassicurante e meno impegnativo

Cosa rappresenta per noi la chat?

Paola lancia una provocazione finale aperta a tutt*, chi la vuole raccogliere?

E, comunque, cosa cerchiamo in chat? Cerchiamo davvero il principe azzurro (o la principessa azzurra) o vogliamo semplicemente chiacchierare in leggerezza per prenderci una pausa dalle preoccupazioni quotidiane? Cosa rappresenta per noi la chat? È tempo di confrontarci!

chat incontro tra desideri e bisogni
Oh, al principe azzurro ho sempre preferito l’artista vagabondo, non so voi… (da “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000)

 

Cosa ne pensate? Avete avuto anche voi l’impressione su chat o dating app di essere al crocevia di bisogni, desideri, vissuti diversi che a un certo punto si confrontano o si scontrano?

Potete commentare qui sotto oppure via mail raccontami@storiedachat.it, sul canale Telegram Raccontami Storie da Chat , sul mio profilo Telegram @storiedachat o sulla pagina facebook @StoriedaChat. Vi aspetto!

Ah, volete leggere altre storie? Vi accontento subito!

In home page: “Chocolat”, Lasse Hallström, 2000

  • Categoria dell'articolo:Racconti
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