Dating online: si fa, non si fa? Ma soprattutto, si dice se si fa?
Il dating online in Italia è ancora visto come un tabù. Anche se gli italiani sono sempre più attivi sulle app di incontri, non ne parlano a causa delle convenzioni sociali.
Dating online e pandemia
Partiamo da un assioma, da una premessa evidente, evidenziata dai dati: negli ultimi anni le app e i siti per incontri, anche in Italia, hanno registrato un aumento degli iscritti e dell’utilizzo. Inner Circle registra un aumento dell’889% di membri italiani tra il 2017 e il 2020.
La pandemia ha sostenuto un trend già in atto nel mondo, e anche in Italia.
Tra marzo e maggio 2020, in pieno lockdown il volume di swipe su Tinder tra i membri sotto i 25 anni ha avuto un picco del +39%. In Italia, di ben il 67%, il valore più alto a livello globale.
Le dating app hanno aiutato le persone single a vivere in modo meno solitario e faticoso questo periodo di pandemia?
Italiani attivi sulle dating app…
Vediamo una serie di dati interessanti emersi da una ricerca di Inner Circle.
La ricerca è stata condotta nella settimana dal 6 aprile 2021 attraverso una survey istantanea veicolata sugli oltre 3,5 millioni di iscritti, localizzati in Italia, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito.
Cosa ci dicono i numeri?
Il 90,9% delle persone iscritte in Italia trascorre in media quasi un’ora al giorno online in cerca del partner ideale. Un dato pressoché identico a quello di altri Paesi in cui le dating app sono molto più popolari:
- Regno Unito: 90,3%
- Paesi Bassi: 90,4%
- Spagna: 90,5%.
Inoltre, l’80% degli italiani usa in media due app contemporaneamente, esattamente come in altri Paesi europei.
A ottobre 2020 l’arrivo in Italia di Dating, il servizio integrato in Facebook dedicato agli incontri, ha contribuito a sdoganare ulteriormente il fenomeno, dando quasi il permesso di avvicinarsi alle piattaforme di dating anche a persone che fino al giorno prima erano sempre state scettiche. Fare dating online è consentito, è facile, è più accettabile: basta essere iscritti a Facebook e tutti (o quasi) sono iscritti a Facebook.
… ma restii a parlarne
Il 44% dei connazionali intervistati non è convinto che trovare un/a partner attraverso il dating online sia socialmente ben accetto in Italia.
Negli altri Paesi coinvolti: solo il 12% degli intervistati la pensa allo stesso modo (facendo una media).
Sono iscritto su una dating app: lo dico ad amici e famigliari?
Qui avrei sondato in modo separato le due categorie. Comunque in questo ambito emerge una netta differenza tra l’approccio italiano e quello di altri Paesi.
Poco più della metà, 6 italiani su 10, afferma che i propri amici e familiari sono a conoscenza della loro iscrizione su una dating app.
Scrive Inner Circle:
Il 72% delle persone intervistate in Italia consiglia comunque l’uso di app ad amici e parenti, alla pari di altri Paesi. Ciò suggerisce che gli italiani stanno cercando di far entrare le dating app nella normalità della vita quotidiana, superando così i tabù legati al loro utilizzo.
Perché l’Italia resta indietro?
In un precedente sondaggio di Inner Circle (ottobre 2020 su un campione di 1.000 utenti italiani), alla domanda “Perché ritieni che le app di dating non siano così popolari in Italia rispetto ad altri Paesi Europei”, le risposte sono state:
- Gli italiani sono più tradizionalisti (33%)
- Gli italiani sono convinti che non funzionino (17%)
- Le app di incontri non sono considerate “romantiche” (16%)
- Gli italiani sono culturalmente più predisposti a “corteggiare” qualcuno di persona (13%)
- La tecnologia non è così tanto utilizzata in Italia (10%)
- Gli italiani danno più valore all’attrazione fisica iniziale (8%)
Non so, difficile effettivamente capire cosa freni davvero. Ci può essere una minore predisposizione alla scrittura tramite device e una maggiore predisposizione a un approccio caldo e fisico, non mediato.
Mi scrive un lettore del blog:
Gli incontri che vorrei sono quelli che nascono spontaneamente, che non sono pianificati a tavolino (o via chat) solo perché ci si trova vicendevolmente vagamente attraenti, avendo visto qualche foto. L’affinità che si trova in uno sguardo inatteso, in un gesto carino, in una parola gentile, in una smorfia di complicità, cose che non si possono trovare se non nel mondo là fuori. Ci vorrebbe un po’ di poesia.
Sta di fatto che, mentre in altri Paesi, europei o extraeuropei, le dating app non sono che uno dei mezzi attraverso cui conoscere persone nuove, in Italia se e quando se ne parla, tra amici, familiari, magari in una conversazione tra colleghi alla macchinetta del caffè, fa ancora sempre un po’ strano. Si ha come l’impressione di poter o dover essere giudicati.
Dating app solo per sfigat* o per relazioni occasionali?
C’è un substrato culturale pervasivo e introiettato secondo il quale è da sfigati starci. Perché chi ci sta è una persona che non riesce in generale nelle relazioni, o generalizzando, nella vita, che non performa bene se, come appare evidente, ha bisogno di ausili. Una persona che non è in grado di trovare partner, sviluppando un’interazione in cui la fisicità e il corpo siano da subito parte integrante.
Chiunque conosca i meccanismi con cui avvengono gli incontri online dovrebbe stentare a comprendere questa critica. Saper incuriosire, saper dialogare, saper scrivere, saper chiedere, saper argomentare, saper coinvolgere su una chat: sono grandi abilità. Qualità non da tutti, la maggior parte degli utenti fa delle dating app un uso poco convinto e superficiale.
Seconda critica: chi sta sulle dating app è una persona alla ricerca di situazioni facili, di occasioni di incontro senza spessore, dove la quantità è da privilegiare alla qualità. Accettabile per un uomo, meno accettabile per una donna.
Ecco, io la sento questa cosa. Il timore, il non sentirsi sciolti nel dire “Sto su una dating app”, la paura di non essere capiti, di essere giudicati o valutati in modo non positivo solo per una scelta personale, tra mille altre scelte personali che si fanno ogni giorno (mangio carne o verdure? Mi alzo per far sedere l’ottantenne sul treno o fingo di leggere e di non vederlo? Sorrido a quel cane che si avvicina e che vorrebbe annusarmi?).
Le dating app sono romantiche?
Inaspettatamente il 62% degli italiani ritiene che le app di dating possano essere un romantico inizio per una relazione d’amore.
Sì, le dating app sono romantiche: perché intrecciare una conversazione con qualcun* di cui si hanno pochi elementi a disposizione ma con il o la quale senti nascere una sintonia sa un po’ di carteggio settecentesco. L’attesa, la voglia di scoprire, l’immaginazione che riempie i vuoti, la sorpresa nel trovare sintonie, nell’evidenziare diversità che si incastrano.
Amore online: possibilità o eresia?
Nonostante ci troviamo qualche passo indietro rispetto ad altri Paesi europei in materia di dating app, ci stiamo abituando a considerarle più seriamente
scrive Inner Circle.
Il 31% degli intervistati nell’ottobre scorso ha dichiarato di essersi iscritto all’app perché intenzionato a costruire una relazione seria. Dopo appena sei mesi, questa percentuale è cresciuta fino al 51%.
Negli altri Paesi:
Regno Unito: 75%
Spagna: 65%
Paesi Bassi: 47%.
L’80% degli italiani ha affermato di aver cominciato a frequentare qualcuno seriamente proprio grazie a un’app.
Qualcosa è già cambiato, qualcosa sta cambiando e cambierà sempre più.
Secondo la Business School dell’Imperial College di Londra (ricerca condotta nel Regno Unito e commissionata da un sito di incontri, eharmony): nel 2037, la metà dei bambini sarà stata concepita da coppie che si sono conosciute in Rete.
Di dating app continueremo a sentire parlare. E magari tra cinque o dieci anni non sarà più così audace dire: “Papà ed io ci siamo incontrati su Tinder (su Inner Circle, su OkCupid, etc). Cercavamo chiacchiere, abbiamo trovato l’amore”.
Io ci credo. E voi?
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Se siete indecis* su quale dating app utilizzare qua c’è la guida con le mie recensioni delle principali piattaforme (Once, happn, Tinder, Adotta un ragazzo, OkCupid etc): Dating app, quale scegliere? Guida e recensione.
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