“Come mai su Tinder?”, “Cosa cerchi?”: quante volte vi sarà capitato di porre queste domande o di sentirvele rivolgere. Ecco, non fatele, non rispondete. Sono tra le domande peggiori che si possano scambiare su una chat.
Per quale motivo?
Perché non portano a niente. Perché una persona potrebbe non sapere o non essere sicura di cosa cerca, potrebbe non volerlo svelare così su due piedi. Soprattutto perché porsi e imporsi finalità troppo rigide non è mai un bene.
Un approccio scettico alle dating app

Mi scrive Ale su Tinder a inizio luglio.
Da esperta, cosa miglioreresti del mio profilo? Sembra la solita cazzata ma è veramente la prima volta che uso questo genere di app.
C’è scetticismo nell’aria.
Sono anche un po’ allibito: sembra il mercato. Donne che si mostrano solo in set fotografici e nessuna descrizione, altre che mettono una foto sfocata e non scrivono niente, altre che hanno l’elenco (alto tot, palestrato, barba), altre con un elenco di no questo, no quello, che farebbero prima a scrivere cosa vogliono. E le peggiori “cerco l’uomo della mia vita” e poi solo foto di tette e culo.
Non ho granché modo di scandagliare i profili femminili, ma devo dire che buona parte delle osservazioni di Ale possono essere riportate anche alla controparte maschile.
Con Ale ci scriviamo per un po’, gli offro il mio punto di vista, che è solo quello di una donna al momento eterosessuale con un’esperienza nell’utilizzo di dating app di vario genere. Un punto di vista, come molti altri.
Ale migliora la resa del suo profilo con una descrizione più definita (ma la base da cui partiva era decisamente buona, specie se paragonata alla pochezza di idee e di parole che si vede in giro). Supera qualche reticenza, inserendo una foto in primo piano, in cui è molto ben riconoscibile.
L’unica cosa è che non mi piaccio e mi vergogno. Quindi tendo ad escludere primi piani… non sono per niente fotogenico.
Questo mi scrive, ma vi assicuro che nel primo piano rende molto bene. Probabilmente dal vivo è un gran figo, chissà.
Resta scettico.
Mi sembra che Tinder non funzioni così bene come ne sento parlare in giro.
La delusione dopo due mesi di utilizzo
Ale mi ricontatta a inizio settembre: è scontento.
Buongiorno, come stai? Devo ammettere che sono abbastanza deluso. Non sono deluso dall’applicazione, anche se i metodi sono un po’ contorti e un po’ troppo frivoli, ma dalle donne che ho incontrato in questi due mesi.
Chi sono queste donne?
Una decina di donne con cui ho tentato di avere una conversazione. Nella maggior parte dei casi ho trovato risposte a senso unico o monosillabi. Alcune addirittura, con cui c’era stato un match, sono sparite dopo un ciao. La maggior parte delle donne che ho trovato o mettono like a caso o non sanno proprio argomentare, provocare, fare domande anche banali.
I feel you, Ale. Pure con gli uomini accade di continuo.
Con una sono arrivato all’aperitivo ma è stato penoso. Mi sono trovato a fare un interrogatorio con pause imbarazzanti e risposte ancora più imbarazzanti delle pause.
Incontri deludenti, sconfortanti, deprimenti, a prova di Prozac, ne abbiamo? Sì, anche io posso dire la mia: Storia di un appuntamento da evitare, o forse no?
Ma, attenzione.
Cerco una relazione, trovo un’amica

Solo con una donna sono riuscito subito ad avere una conversazione davvero piacevole e siamo pure usciti sei volte finché non mi ha detto che sarebbe tornata con l’ex. Siamo diventati ottimi amici. Certo, avrei preferito qualcosa in più, ma averla ancora vicina con il suo modo di fare e la battuta sempre pronta è un bellissimo regalo. Sono molto contento di aver trovato Gloria. Ne è valsa la pena solo per quello.
Se qualcuna avesse chiesto ad Ale: “Cosa cerchi su Tinder?” Avrebbe risposto: “Una relazione seria”.
Non sono abituato a stare solo. Da quando avevo 16 anni a oggi che ne ho 41 ho sempre avuto una compagna, salvo qualche mese tra una e l’altra. Purtroppo sto facendo l’errore di cercarla in queste applicazioni perché nella vita reale non sono capace. Sarà che sono timido, sarà la paura del rifiuto, sarà che ho perso le mie vecchie compagnie e quindi sono spesso solo, ma è uno scoglio che non riesco a superare. Forse questa situazione mi costringerà, per una buona volta, a starmene un po’ con me stesso.
Ora, a distanza di poche settimane dall’iscrizione su Tinder pensate sia andata male? Un po’ male? Molto male? Cerco una relazione seria, faccio molto fatica, trovo un’amica che mi fa ridere e con la quale sto bene: è andata male?
Sì, è vero, è andata male, Ale non è riuscito in questo lasso di tempo a raggiungere il proprio obiettivo. È andata male, cercava, cerca l’amore e ha trovato molti silenzi, qualche imbarazzo, situazioni illusorie, difficoltà nella gestione dei contatti, un appuntamento che si poteva evitare (ma a volte è bene stare pure in quelli), e risate, ascolto, una persona con cui condividere momenti piacevoli e coinvolgenti.
La capisco, perché l’ho vissuta in prima persona, la frustrazione di risposte smozzicate, di tante conversazioni e match abortiti. Quelli fanno tutt’altro che piacere, e sono tanti.
Ma perdindirindina, guardando poco più in là… devo essere sincera? Mi pare un buon risultato in così poco tempo. Trovare una persona con cui stare bene e che è diventata tua amica. Forse non è quello che ti aspettavi o che avresti desiderato ma è qualcosa di prezioso comunque.
Percorsi, meglio che obiettivi

“Mi sono iscritto perché vorrei trovare una compagna”. Oppure “Cerco qualcuno con cui vivere un’avventura”. Ok. Passa poco tempo e se l’obiettivo non è raggiunto allora non va bene, o il mezzo non funziona o la persona non si sente capace. Ma nel mentre sono successe cose: belle o anche brutte. Allora non è andata così male.
Ale giunge a questa conclusione:
Penso che nei prossimi giorni cancellerò Tinder. Alla fine è un po’ che non uso l’app perché mi sono reso conto di non aver superato l’ultima rottura e ho bisogno di continuare questo mio percorso in solitudine. Mi prendo il mio tempo e il mio spazio.
Non è andata male perché non hai trovato la storia che cercavi. Ogni volta che facciamo una scoperta, che acquisiamo una nuova consapevolezza (sì, anche quella di voler stare sol* per un po’) non va male.
Oh, l’ho scritto anche sul mio profilo Instagram (potete allora capire la serietà dei miei intenti): non credo ai buoni propositi, ma alle visioni e alle abitudini. Ai percorsi più che ai traguardi o agli obiettivi predefiniti da raggiungere a tutti i costi.
Facciamo due esempi. Lo so, ne avevo già parlato da qualche parte, ma sempre meglio dare una rinfrescata.
Cosa cerchi?
Cerco sesso.
Be’, ma se nel mentre dovessi incappare in una persona che non ti ispira sesso ma simpatia e complicità cosa faresti? La metteresti da parte perché non risponde ai pre-requisiti? Non la prenderesti in considerazione come persona, al di là del fine auto-imposto alla tua presenza online?
Come mai su Tinder?
Vorrei una relazione seria.
E se per arrivarci dovessi passare attraverso 100 uscite, 10 flirt andati a male, 2 amicizie da farci le vacanze insieme e 1 frequentazione di 6 mesi?
Insomma, se proviamo a considerare le dating app come mezzi per conoscere persone nuove, per fare esperienza di sé e degli altri e di sé attraverso le altre persone, senza per forza incasellarle in potenziali flirt (di una notte o per la vita), forse è più semplice non restare delusi.
Stare nel flusso, abbandonare pretese e aspettative
Quindi: siamo tutti in cammino, non precludiamoci nulla, nel rispetto nostro e delle altre persone. Non chiudiamoci su obiettivi prefissati. Viviamo il momento, stiamo nel flusso, senza pretese o obiettivi da raggiungere a tutti i costi.
Così, in questa ottica, anche Tinder funziona un pizzico di più. Se apprezzi e prendi a 360 gradi quello che arriva nel flusso, anche una bella amicizia, che è manna dal cielo trovare qualcuno con cui stare bene.
Non possiamo sapere dove troveremo la prossima amicizia, il prossimo flirt, la prossima compagna o compagno, una nostra anima gemella: possiamo solo metterci in viaggio e darci delle possibilità, uscire dalla zona di comfort, provando a fare quante più cose nuove possibili.
E non è per disdegnare l’importanza di obiettivi a lungo termine, progetti e programmi di vita.
A proposito, Tinder ha implementato la funzione “Cosa cerco su Tinder”, permettendo di scegliere tra sei opzioni: Relazione seria; Relazione seria, ma vediamo; Niente di serio, ma vediamo; Niente di serio; Nuove amicizie; oppure Ancora non lo so. Ecco, possiamo usare questa opzione, io l’ho già adottata, ma senza farci ingabbiare.
Per dire: godiamoci anche il momento, quello che ci accade, che non è quasi mai programmabile e prevedibile, che può essere bello o brutto, che può essere una cosa bella con un lato malinconico o una cosa brutta con un risvolto comico. Godiamoci il presente, che è l’unica cosa certa e vera che abbiamo sulla nostra pelle. Sentiamolo l’attimo che scorre, restiamo nel flusso senza scappare alla ricerca di obiettivi più alti, più lontani, a volte irraggiungibili. Raccogliamo a piene mani quello che ci sta proprio di fronte, senza volerlo necessariamente inquadrare o capire.
A volte basta solo respirare, e vivere.
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Cosa ne pensate della storia di Ale? Anche a voi capita di chiedere “Cosa cerchi?” o di sentirvelo chiedere? Che risposte date e ottenete? Pensate che funzioni l’approccio per obiettivi predefiniti?
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Nota: tengo a precisare che la pubblicazione della storia di Ale e delle conversazioni che abbiamo avuto su Tinder è stata concordata con lui.