APPUNTAMENTO AL BUIO, COSA CI SI PUÒ ASPETTARE

Appuntamento al buio: cosa ci si può aspettare quando non ci si dovrebbe aspettare nulla?

Si sa, sempre meglio non porsi aspettative inutili. Rischiano di crollare come un castello di carte al primo sbuffo di vento.

Si sa pure questo: prima di un appuntamento al buio è mooolto difficile, direi quasi impossibile, non cercare di immaginarsi come sarà l’altro, che effetto ci farà, lo riconosceremo, sarà uguale alle foto… e la voce? E il profumo? Che sguardo poserà su di noi? Ci verrà da abbracciarlo? Da sfiorarlo almeno? Oppure ci starà antipatico al solo vederlo avvicinarsi da lontano? Lo scopriremo solo vivendo, direbbero alcuni.

Insomma, ci troviamo nella situazione in cui le aspettative dovrebbero essere azzerate ma l’immaginazione vola, eccome se vola. A volte risulta difficile fermare i pensieri, ma in alcuni casi, come prima di un appuntamento al buio, è necessario o quanto meno preferibile farlo.

Per partire con i piedi ben ancorati a terra, consiglio di prendere in prestito le calzature di Emma Bloom. Mai visto “Miss Peregrine, la casa dei ragazzi speciali”? Ecco, guardare il film e prendere esempio per la tipologia di scarpa da indossare nei giorni precedenti un appuntamento al buio. E basta voli pindarici.

E, nota bene, farsi liberare della leggiadra calzatura solo dal proprio partner e preso atto congiuntamente sia arrivato il momento di, non dico spiccare il volo, ma, con consapevolezza e con apposito legaccio in vita, almeno tentare un timido voleggiare tra gli arbusti del sottobosco.

Anche se è preferibile non porsi aspettative, e piuttosto lasciarsi stupire in positivo, questi sono alcuni dei principali casi in cui, secondo la mia personale, e comunque sempre relativa, esperienza (stiamo parlando di una quarantina di appuntamenti al buio) potreste imbattervi.

MAZZA MI PIACE, MA E’ LUI?!?

Ecco, i casi sono due, pensavate di uscire con una persona carina, anche fisicamente, ma che non vi aveva convinto fino in fondo, e invece vi si presenta sto tizio/a che per strada notereste, eccome se lo/a notereste. Ottimo punto di partenza.

Ora bisogna solo capire se c’è anche sintonia.

Secondo caso, avete accettato di uscire, più per la piacevolezza della conversazione o per eventuali punti in comune che per l’’attrazione fisica’ stimolata dalle foto. E invece inaspettatamente dal vivo scatta anche qualcosa in più.

Mai fermarsi solo a un paio di immagini su una app, ma se lo ritenete il caso, provare ad approfondire: ci potrebbero essere delle sorprese!

OMMIODDIO, MA E’ PIU’ BASSO DI ME! OMMIODDIO MA E’ ALTISSIMO!

Le foto possono ingannare. Anche qui, riuscire a stabilire l’altezza di una persona non è sempre immediato. Ad esempio, io di solito vengo scambiata per una watussa, un metro e ottanta di donna almeno. Avessi almeno un adeguato stacco di coscia. E invece no.

Comunque, non sono una nazista dell’altezza, non credo mi possa piacere solo un bel figliolo dal metro e ottanta in su, anche perché di mio sono una botticella di 1.63. Però nell’ottica di avere un elemento in più per capire chi ci sta dall’altra parte ed evitare di rimanere troppo sorprese nel caso di un incontro dal vivo, chiedere qualche informazione in più non credo sia sbagliato, magari proprio palesando il fatto che spesso le foto ingannano.

MI SPIACE MA TRA DIECI MINUTI DEVO PROPRIO SCAPPARE!

Qualche dubbio lo avevate già, ma ci avete voluto provare. Ed io approvo, avete comunque fatto bene. Fatto sta che la prova del fuoco è miseramente fallita. Tutti i fuochi, insomma, si sono spenti nell’arco di circa 3 millisecondi da quando lo avete visto/a. Può essere vi stia antipatico/a? Può capitare purtroppo.

In chat mancano troppi elementi che nella vita di tutti i giorni hanno una fondamentale importanza. Può darsi non ci si prenda troppo con la conversazione, che non si riesca ad ingranare e non ci sia neanche più di tanto il desiderio di farla ingranare.

Nulla di male, è vero che un caffè non lo si nega a nessuno (o quasi), è vero anche che non siamo costrette a passare le ore con qualcuno che a pelle non ci piace o che ci dice poco. Senza dare troppe giustificazioni, dopo un minimo sindacale di chiacchiera educata, ci si congeda… e chi si è visto si è visto.

MA CHI SEI?

Può essere, ma è il caso più raro e sfigato, che ci si presenti davanti qualcuno di molto diverso da come ce lo eravamo, nostro malgrado, immaginato dalle foto o dalle sue parole.

Riconoscibile sì, ma complessivamente diverso, magari più vecchio, magari con gli occhiali o un apparecchio che nelle foto non aveva. Con un po’ più di pancetta e qualche chilo di troppo (caspita sulle foto sembrava un mezzo palestrato!).

Tutto nella norma. Forse non è bello, forse vi ha stupito in modo negativo, forse non è corretto pubblicare foto di dieci anni prima senza rughe e con ancora tutti capelli in testa, però siete lì e per qualche motivo ci siete arrivati. Valutate se quell’intesa, che comunque vi ha portato a decidere di vedervi, resta fresca nonostante e anche grazie alla presenza dei corpi.

Può venire a mancare qualche elemento legato alla fisicità, se ne possono acquistare altri, vedi la voce o lo sguardo. Never give up, restate aperti!

SEI TU.

Ti trovavo particolare nelle foto su Adottaunragazzo. Non pensavo fossi così bello come quando ti ho visto nelle foto di Facebook. Bello per me, nonostante la pelle diafana, delicata, che ad alcune può non piacere, i capelli neri come spaghetti sparati in testa, il nasone, gli occhi scuri un po’ assonnati, con quel taglio all’ingiù.

Abbiamo aspettato tanto per vederci. Dovrei dire, non per colpa mia (ah ops, mi sa che l’ho detto).

Quando ti ho visto nel parcheggio, appena scesa dalla macchina, dopo aver guidato una ora e mezza nella calura di un pomeriggio agostano, non ho pensato è bello, è brutto, è basso, è alto, è come lo avevo immaginato, è diverso. Ho pensato solo: è Michele.

Eri Michele, sei Michele, sarai Michele nei miei ricordi, solo questo importava e importa. Volevo vedere te e stare con te. Nel tuo sguardo ho colto un lampo di interesse: io ti avevo riconosciuto, tu mi avevi considerato abbordabile.

Come nei mesi precedenti partivamo da punti di vista differenti e forse non conciliabili, se non per brevi attimi. Quel pomeriggio nel bosco però, sul cofano della mia amata, amatissima 500 azzurra, ci siamo baciati per ore, ed era proprio inevitabile.

UPDATE

MA ALLORA SEI PROPRIO UN MARPIONE!

Pensavo, speravo di poter chiudere questa sezione con la romanticheria dell’incontro con Michele. E invece no. Arriva Riccardo e mi scompagina tutto. La testa, la pancia, le parole. Riccardo che vuole sedurre, ma che in fondo è solo un marpione.

Lo so, ma fingo di non esserne certa.  E purtroppo la sicurezza sovviene giusto 30 secondi prima di incontrarlo per un primo, terribile, appuntamento.

Milano, Piazza Cadorna, tu fermo davanti all’ago e al filo. Io ti vedo da lontano. Quanti metri ci separano? 100? Sì, più o meno. Un paio di altre persone attorno a te, ma da lontano ti riconosco. Mi avvicino con il cuore un po’ in gola, l’attesa di quell’appuntamento era stata snervante. Avanzo passo dopo passo, guardando verso di te. Che tu mi veda o no, non saprei dire.

Quello di cui sono certa è che ci separano 50 metri e una bionda, giovane e ossigenata, ti passa davanti, ti sfila davanti, a mezzo metro di distanza. Il tuo sguardo la cattura con una intensità che se fossi Cappuccetto Rosso nel bosco mi spaventerei.

Toccata finale occhi-sul-culo e via, l’appuntamento è già rovinato.

♠ In copertina: “Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali”, Tim Burton, 2016

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