A CACCIA DI DISAGIO ONLINE CON “IL DISAGIATO MONDO DI ALEMI”

C’è una persona che da qualche mese sta provando a scovare tutto il disagio che serpeggia in rete, a partire dalle dating app. E, visto che il disagio ci salta addosso non appena apriamo Tinder, Meetic o Once, potete solo immaginare quali pepite sia riuscita a collezionare la nostra intrepida protagonista dell’intervista di oggi.

Alessandra, “cazzara since 1985”, come si definisce nella bio della pagina Instagram @il_disagiato_mondo_di_alemi, dal novembre scorso raccoglie screenshot agghiaccianti, approcci da brivido e storie di disagio. Un disagio che le viene incontro spontaneamente, anche se resta l’invito, aperto a chiunque, a condividerne generose porzioni. Un disagio immortalato, che passa tra le molte storie di Instagram, e che tra una risata e un sospiro, fa scattare qualche riflessione.

Ho iniziato a usare app di incontri nel 2017. Giorno dopo giorno, vedevo tanto disagio e ridevo da morire. Ecco, ora quel disagio lo riconosco e anche un po’ lo cerco. Prendo appunti, screenshotto, condivido. Non per prendere in giro le persone (ogni contenuto resta anonimo, nota di Betta), ma per provare a guardare con leggerezza una situazione che potrebbe essere molto pesante.

Quasi un “Castigat ridendo mores”, alla latina maniera. Alessandra la prende sul ridere, leggera, ironica e autoironica, pronta a riconoscere con una certa abilità il disagio nelle altre persone, e anche in sé stessa.

il disagiato mondo di alemi
Ale, “cazzara since 1985”

 

La pagina è nata per fare da raccolta a tutto il disagio che trovavo sul web, anche, ad esempio, nei molti gruppi facebook. Non pensavo avrei raccolto così tanto materiale solo dalle dating app, e invece…

In questo momento Alessandra si è concentrata sugli straordinari reperti da museo delle meraviglie che recupera nell’esperienza su Tinder, Badoo e compagnia cantante. E non c’è neanche bisogno di scavare troppo…

Ora sono concentrata sul dating, ma mi potrei allargare ad altro.

Lo stesso utilizzo delle app di incontri è mutato, per rispondere a questa finalità e alimentare il profilo Instagram.

Oggi uso le dating app soprattutto a caccia di disagio, fatico a usarle per altri scopi, anche se qualche sporadico match può capitare.

I pregiudizi: “Diremo che ci siamo conosciut* al supermercato”

Iniziamo parlando dei pregiudizi che ancora attanagliano chi usa app di incontri.

Non sento nessun pregiudizio in questo momento, credo che le app di incontri siano strumenti ormai sdoganati. Sono diventate un mezzo di varia umanità, ci stanno tutt*.

Ale farebbe parte di quel 60% di intervistat* che in un recente sondaggio di Inner Circle ha affermato che le dating app stanno diventando socialmente accettate.

Ma non sono tutt* come lei, sfortunatamente.

La fotografia del sentiment italiano legato al dating online è un po’ più frastagliato. A fronte di un utilizzo e di una curiosità crescenti, dubbi, timori e tabù restano. Il sondaggio rivela come solo per il 25% degli intervistati le dating app siano pienamente accettate in Italia. Il 56% pensa che le pressioni sociali rappresentino un ostacolo nel provarle.

Le persone si sentono giudicate come utilizzatrici di dating app, e per questo motivo si vergognano, mentono, nascondono di avere un profilo e di cercare nuove conoscenze online. Il 90% delle persone intervistate ritiene che chi usa dating app sia oggetto di pregiudizi. Il 45% ammette di essersi sentit* personalmente giudicat* per aver scaricato le applicazioni.

Quali sono i pregiudizi più diffusi? Molto semplice (e prevedibile):

  • le persone che utilizzano le dating app non cercano relazioni serie (50%)
  • le persone che utilizzano le dating app cercano solo relazioni occasionali (46%).

Ora, le questioni sono due. Prima questione: se una persona cercasse relazioni occasionali, nel pieno rispetto di sé e delle altre persone, non avrebbe di che vergognarsi. Non ci sarebbe nulla di biasimevole nel fatto di per sé.

Seconda questione: questi pregiudizi sono lontani dalla realtà. E non lo dico io, ma i dati di Inner Circle. Alla domanda: quali motivi ti hanno spint* a utilizzare la app, quasi 7 intervistat* su 10 (67%) hanno risposto di essere in cerca di un rapporto non occasionale. Il 46% ha affermato che il proprio obiettivo è avviare una relazione seria.

Io qui mi taccio e torno a dare la parola ad Ale.

La bio: bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata

il disagiato mondo di alemi
Dal profilo Instagram Il_disagiato_mondo_di_alemi

 

Ale si concentra spesso nelle proprie riflessioni sulle bio come elemento discriminante.

Sfoglio profilo dopo profilo, leggendo principalmente le descrizioni, alla ricerca del disagio…

E il disagio non bidona mai. Da orrori grammaticali, a citazioni riportate in modo errato, fino ad arrivare a invettive contro le donne, non così rare… 

Ecco qualche altro orrore: Presentarsi su una dating app, sì, perché e come

La bio è un elemento importante. Sono convinta di una cosa: o sei sintetico, originale, brillante o meglio il nulla. Se devo pensare alle persone che ho frequentato, partendo da una conoscenza su dating app, be’, quelle persone non avevano scritto nulla nella bio. Tutto si è giocato a partire dall’avvio della conversazione.

Quali le caratteristiche di una bio che funziona, attira l’attenzione e spinge a mettere un like?

La bio deve un po’ sorprendere, strappare un sorriso, arrivare come qualcosa di inaspettato. “Sono alto, onesto, bravo”. Se non hai mai usato dating app ci potrebbe stare, ma altrimenti non va.

E se la bio è lunga, molto lunga?

Le leggo tutte, fino in fondo, a maggior ragione se trovo la persona fisicamente piacevole dalle foto.

Una cosa è certa, meglio tenersi lontani dai luoghi comuni, da quelle frasi, che potrebbero sembrare anche spiritose, ma che si vedono riproposte in troppi profili.

  • Diremo che ci siamo conosciuti all’Esselunga
  • Alto 1.80, perfetto per prendere le cose dagli scaffali alti
  • Sceglimi, uccido i ragni più insidiosi
  • Conosciamoci davanti a un caffè.

La foto: in posa con addominale oliato o vestit* da Chewbecca?

Bio, ma anche foto, altrettanto importanti per completare il profilo. 

No ai selfie in palestra allo specchio. Personalmente apprezzo molto le immagini che fanno sorridere, ad esempio travestimenti buffi a una festa. Per quanto mi riguarda preferisco mettere foto in cui, sì, sono venuta bene, ma evitando filtri o eccessivi abbellimenti. Mi mostro subito nelle foto per come sono, anche struccata. Se l’obiettivo è matchare e incontrarsi, perché apparire meglio di quello che si è? A una certa ci si deve incontrare e il problema si presenta.

Anche la ricercatrice Laura Tedeschi in “Media digitali e applicazioni di incontro” giunge a questa conclusione: “[…] tra le tre categorie di autorappresentazione (ideali, approssimative e reali), gli utenti di applicazioni d’incontro sarebbero propensi a utilizzare la terza categoria, ovvero una modalità di autorappresentazione reale, per la consapevolezza di dover poi affrontare un incontro face to face”.

Indecis* su quali scegliere? Ecco Come scegliere le foto profilo per Tinder

Ale è stata fortunata nei suoi incontri:

A livello estetico non ho mai avuto sorprese, eccetto una volta in cui mi sono trovata di fronte un ragazzo davvero molto più basso di quello che mi aspettavo. Sono rimasta un attimo basita, pur non cercando necessariamente il ragazzo di 1.80.

Restano mooolto apprezzabili i profili sui quali sono presenti anche i collegamenti agli account social.

Consiglio sempre di stalkerare profili e foto, specialmente quelle in cui le persone sono taggate. Possono fornire qualche elemento in più per capire se le foto caricate sull’app corrispondono alla realtà. I contenuti pubblicati danno qualche info in più su chi si ha di fronte.

L’approccio: “Hey, bambolina. Ma lo sai che sei carina?”

il disagiato mondo di alemi
Dal profilo Instagram Il_disagiato_mondo_di_alemi

 

Dalla bio al primo messaggio il passo è breve (o quasi).

La bio deve dare lo stimolo per mandare un primo messaggio. Va letta proprio per capire come agganciare l’altra persona. Consiglio di esordire con qualcosa di inerente e non banale, non necessariamente qualcosa di strano (anche se la stranezza è quello che preferisco), ma che faccia capire che ti sei dato il tempo di guardare il profilo.

I “Ciao, come stai?” sono da evitare.

Bisogna scrivere qualcosa di non ripetitivo. A volte provo a  rispondere allo stesso modo a un “Ciao, piacere, come stai?”. Si entra in un flusso di domande a raffica che sinceramente annoia. Anche qui, guardando alle frequentazioni che ho avuto partendo dalle chat, nessuna è iniziata con un “Ciao”.

Avete dubbi? Avviare una chat, esempi da non emulare

Il messaggio è chiaro. 

Le donne sulle app sono bombardate da messaggi, occorre differenziarsi. Ciascuno deve fare la propria parte: offrire spunti con foto e bio; andare a fare una due diligence, come mi piace chiamarla, sul profilo dell’altra persona, sbirciando anche i profili social, se ci sono; pensare a un primo messaggio personalizzato.

E di fronte a troppi “Ciao”, “Ciao, piacere”, “Ciao come stai?”?

A chi mi dice: “Non saluti, sei un po’ stronza”, rispondo che non sono tenuta a farlo, se non ti ho dato un segnale di interesse non mi sento in colpa nel non rispondere.

Un meccanismo che si può innescare quando la possibilità di avviare la conversazione non è subordinata al reciproco scambio di like.

Perché dovrei rispondere? A maggior ragione a un messaggio preimpostato, banale, che non si distingue dai molti altri ricevuti. Dammi una buona ragione per rispondere, ci sarebbe da replicare.

Al bando anche i “Ciao, principessa” o i “Ciao, bellissima”.

Non paga il complimento di uno sconosciuto, fa molto copia e incolla. È il classico modo per farsi dire “Grazie, che gentile” (e, nota di Betta, per far morire presto una conversazione). Non andrebbe mai fatto. La donna cerca complimenti? È un cliché. Può essere ad alcune donne possa piacere, ma dipende. Se metto nel profilo una mia foto con Fantozzi forse sono più alla ricerca di qualcuno che mi dica che faccio ridere che di un complimento sul mio aspetto fisico.

Ale ha trovato conferma a questi suoi pensieri, ascoltando i consigli del coach Luca Romito, su Instagram Luca Vivifelice Romito, che si occupa di relazioni uomo-donna.

Il complimento fatto a freddo a una donna è un autogol pazzesco, diverso è il porgere il complimento all’interno di una interazione o relazione già instaurata, quando la donna è pronta ad accoglierlo.

E, aggiungo, il complimento in questo contesto assume tutto un altro valore.

La chat: accendilo tu questo Sole che è spento

il disagiato mondo di alemi
Dal profilo Instagram Il_disagiato_mondo_di_alemi

 

Diciamolo, le conversazioni sono spesso faticose, stentano ad avviarsi, arrancano tra un messaggio e l’altro. Agevolo un altro contributo: “Ciao, come va?” E poi? L’approccio su una chat

Le persone con cui è iniziata una frequentazione non erano utilizzatori assidui delle app, ma persone capitate lì un po’ per caso e un po’ per curiosità. Ho sempre l’impressione ci siano delle sliding door: devi arrivare al momento giusto con la persona giusta. Incrociare una persona che non arriva con già 15 match attivi. Trovare un allineamento di pianeti, quando entrambi gli interlocutori sono presi bene e hanno voglia di tenere viva la conversazione. 

Il consiglio principale?

No alle troppe domande, personalmente ho voglia di ridere, di scambiare battute, anche spaziando nel surreale e nel nonsense.

L’appuntamento: seconda stella a destra. E poi dritto, fino al mattino

il disagiato mondo di alemi
Dal profilo Instagram Il_disagiato_mondo_di_alemi

 

Conversazioni piacevoli sono spesso un miraggio, tanto che quando ci si trova incagliate in una scattano subito gli occhi a cuore.

Qualche mese fa mi è successo di incontrare in chat un ragazzo molto bello, con il quale era partita subito una conversazione intensa, piacevole, molto interessante. Be’, ho subito pensato: non sto a chattare per settimane. Mi ero presa bene e ci siamo organizzati per incontrarci. Mi è passato a prendere in macchina. Un appuntamento da fuga, tra bestemmie alla guida e proclami no vax. Ora, non dico di attendere mesi, ma qualche giorno di chat è necessario per capire meglio chi si ha di fronte.

Consigli prima di una uscita?

Verificare con qualche giorno di chat che il proprio interlocutore sia quantomeno sano di mente. Fissare l’appuntamento in un luogo pubblico e andarci con mezzi propri. Creare complicità e interesse sulla chat, prima di proporre o accettare un incontro.

Riflessioni finali: save the last dance for me

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con i consigli di Ale? Quali sono le vostre esperienze con il disagio sulle dating app?

Fateci sapete…

Per unire al sorriso di Ale un po’ di quella pesantezza che dicono essermi propria e distintiva (sia mai che si pensi che intervistare Ale mi abbia resa eccessivamente goliardica), ci sarebbe poi da chiedersi se tutto il disagio del mondo si riversa sul web, e sulle app di incontri in particolare.

Sono i meccanismi previsti dalla conoscenza online che fanno scatenare il disagio? La fatica nell’interazione con l’altr*, la mancanza di risultati tangibili ai propri sforzi creano fastidio, portano a rabbia, a comportarsi in modo superficiale e sciatto, a tentare a volte mosse azzardate e ai limiti dell’assurdo?

Pare, e sarebbe anche comodo pensarlo, che il disagio resti tra un profilo e l’altro di Tinder, tra un tentativo e l’altro di avviare una chat. In realtà, quello che vediamo online è solo l’emergere a galla di tutto il disagio che c’è là fuori, tra una fermata e l’altra del treno, nell’ufficio o nell’appartamento accanto, tra le centinaia di contatti Instagram che non sappiamo come si comporterebbero in altri contesti digitali.

Sto con Maura Gancitano, che in un podcast di Tlon afferma: “Internet non peggiora le persone, le rivela”.

Ok, ci ho messo la mia bella botta di ottimismo, ma per strapparvi qualche risata c’è @il_disagiato_mondo_di_alemi su Instagram!

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In home page: “Tutto chiede salvezza”, Francesco Bruni, 2022

  • Categoria dell'articolo:Racconti
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