Ops, I did it again. Eh già: l’ho fatto di nuovo.
Nonostante avessi pensato: mai più colpi di testa. Mai più decisioni facili, prese di impulso, con la sola voglia di cancellare tutto. E invece nulla. A poche settimane da quel primo inconsulto gesto ecco che, di nuovo (arrieccoci) in pochi minuti ho fatto esplodere tutto.
Devo essere sincera. Non è stata una decisione così d’impulso. Sì e no, diciamo. Mi ronzava in testa già da ore, da giorni. Il pensiero di cancellare, di abbattere, di azzerrare, di distruggere, di vedere il vuoto, e in quel vuoto nascondersi e riposarsi.
Quando sembra ormai troppo difficile fermarsi, restare, provare a costruire su fondamenta fragili. Tutto è, comunque lo si guardi, in procinto di crollare. Tanto vale dargli una bella spinta.
E puff. Finito tutto.
Un nulla così vuoto, così rasserenante, così privo di seccature, scocciature, di ansie, degli “scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede”.
Spoiler alert, questo articolo è distruttivo e distruggente, appagante anche, se vogliamo, per lo spirito nichilista che è in me. Mi voglio allargare: che è in noi, come esseri umani.
Non basta la pandemia, altri eventi avversi si possono abbattere inaspettati, sinistri, inquietanti sulle nostre vite. Ho cancellato il mio account Tinder. Di nuovo.
Ma sì, perché mi ero stancata. Chi vi racconta che è tutto bello, che son tutte rose e fiori mente. Millanta. Oppure è Angelina Jolie. Oppure ancora la sua vita procede su ridenti e gaudiosi varianti parallele, o meglio, superiori alle vite normali, che sono più Fantozzi style.
Ho incontrato solo gente che si voleva impegnare.
Tutti bravi ragazzi su Tinder.
Quattro frequentazioni e un one shot in due anni, grazie a Tinder.
Tante risate con i miei Tinder date.
Molte compatibilità e tante chat.
Ma dai? Ma davvero? Siamo in un episodio di “White Mirror”, la versione utopica della stratosferica serie Netflix (no Adv, it’s pure love)?
Ci sono, eccome se ci sono, tanti bei motivi per cancellare il proprio account, la propria faccia, la propria vita da Tinder. Per sottrarre ogni più piccolo e banale dato personale.
Ve li spiego qui sotto, uno ad uno. E se ve ne vengono in mente altri ci sono i commenti.
1) Settaggio delle impostazioni basico (per usare una iperbole)
Ma io posso trovare persone potenzialmente interessanti per i miei gusti solo basandomi su geografia ed età? Mi pare veramente una selezione povera e poco accurata per chiunque.
Esempio, ero in Germania nel 2019 e vedevo solo, scrivo solo, profili di ragazzi berlinesi. Va bene, ottimo. Torno in Italia e tutti i berlinesi con cui sono entrata in contatto e che magari potrebbero avermi messo un like spariscono. E se tra coloro che son sospesi ci fosse stato pure uno tra gli uomini della mia vita? Come la mettiamo, Tinder carissimo? Mi vuoi già dire che non lascerei mai l’Italia, neppure per una grande amore?
Questione di algoritmo, tutto chiaro. È che a volte essere schiavi di un algoritmo stanca.
2) Troppi profili da scannerizzare, tanto tempo perso
La diretta conseguenza del punto uno (inesistente settaggio impostazioni) è che l’app propone tanti, tantissimi profili, la maggior parte dei quali non presenta nessun tipo di affinità apparente con me. Non si tratta di bellezza, bruttezza, vicinanza, giovinezza, vecchiaia. Si tratta del fatto che occorre fare una scrematura molto molto importante, che porta via del tempo.
Per non parlare del fatto che la maggior parte dei profili è costruita male, foto incomprensibili, descrizioni inesistenti. Insomma, una perdita di tempo garantita.
Un consiglio: la presentazione, l’uso delle parole chiave è, con alcune altre piccole accortezze, lo strumento cardine a nostra disposizione per cercare di far girare l’algoritmo a nostro vantaggio. Usiamola!
Da qui il post: Presentarsi su una dating app: sì, perché e come
3) Match afoni, muti, impercettibili (forse imbalsamati?)
I profili da scandagliare sono tanti, è vero. Se usi la app con regolarità e ti mantieni su una logica non eccessivamente restrittiva, cosa consigliabile, ti trovi con molti match nel paniere.
Bene, direte voi! Non così tanto, direi io.
La maggior parte dei match non si concretizza in un inizio di conversazione, ma resta lì: viva, vegeta e muta.
4) Iniziativa femminile spesso non gradita
Ho avuto l’impressione nella mia variegata, ma comunque limitata e personale esperienza (datemi anche un vostro feedback su questo), che a molti uomini non faccia piacere che una donna prenda l’iniziativa, scrivendo per prima. Magari a parole sì, ma poi non colgono la palla al balzo, si ammosciano.
Torniamo al solito cliché dell’uomo cacciatore e della donna preda?
5) Molti periodi di magra e una mezza vacca grassa
Periodi di magra con praticamente nessun contatto attivo si alternano a periodi di estrema vivacità in cui più persone contemporaneamente entrano in contatto con te e vogliono stabilire un dialogo fitto. Come mai questo accada non l’ho ancora compreso appieno. Difficile da gestire, comunque, questo dialogo fitto, per come lo intendo io, con più di un paio di persone contemporaneamente.
6) Contatti interessanti, dove siete?
Spesso ti rendi conto che di dieci contatti attivi nessuno ti ispira al punto tale da pensare a una uscita. Consapevolezza amara questa, ma necessaria.
Resta l’antipatico compito di informare i malcapitati interlocutori che hanno trovato sulla propria strada Cerbero.
7) Chi mi piace mi rifugge, chi rifuggo mi cerca
Come nella vita di tutti i giorni, chi mi piace mi rifugge, chi rifuggo mi cerca. Persone ipoteticamente interessanti sono troppo impegnate per intessere fitte trame chattare con me, per approfondire una conoscenza, per chiedermi di uscire, oppure sono in coppia aperta, stanno frequentando altre persone, sono vedove da pochissimo, sono aperte alla poligamia, stanno per partire per il Cile, sono nomadi digitali e vivono sei mesi a Malta e il resto losaiddio.
8) Necessità di scansare quattro pessime categorie
I fake, profili costruiti ad arte con foto finte e identità fasulle.
Gli scettici, quelli di “Diremo che ci siamo conosciuti in un night club per scambisti” piuttosto che su Tinder.
I finti spiriti liberi, con la fede al dito e la moglie/fidanzata alle calcagna. Insomma, quelli che non hanno il coraggio di lasciare una situazione sicura ma nel frattempo si fanno i comodacci propri.
Gli irrisolti, come si usa dire di questi tempi. Quelli che “mi sono trasferito dieci anni fa, ma non sto bene”, “ho cambiato lavoro e la notte non riesco a dormire”, “la mia ex è la mia migliore amica di letto”, “non posso uscire: devo chiedere alla mamma la ricetta della carbonara vegetariana”.
Ebbasta. La maggior parte sono scuse di persone poco convinte.
Volete saperne di più sulla fauna chattara? Vi accontento! Professione: odiatore tinderiano, Tipi da chat: perditempo, provocatori, indecisi
9) Attesa infinita di un contatto frizzante
Nel mentre, si sta in attesa di un messaggio decente, di un contatto che sappia, che possa, che riesca ad andare oltre.
Interessato, libero, aperto, stimolante, magari sì anche non eccessivamente troppo giovane o usato garantito. Sarai da qualche parte? Ti si aspetta… guardando l’app, sperando in una notifica significativa, con lo sguardo ormai tra il disilluso, l’amareggiato, lo sconfortato, l’incredulo.
10) Gli incontri (quando si poteva farne liberamente) sono difficili
Quanto più bello incrociarsi sul treno, di ritorno dal lavoro, zigzagare tra la folla sulla banchina, provare a sedersi vicini, guardarsi per tutto il viaggio e pensare: ti zomperei addosso qui, ora, subito? Aiutoooo, l’Harmony style sta prendendo il sopravvento.
Quanto preferirei uscire con una persona che ho visto e che so già che fisicamente mi provoca un brivido? Quanto più bello lasciare che i corpi parlino, che gli sguardi scintillino prima di intrecciare millemila messaggi spesso inutili.
Va bene la magia dell’appuntamento al buio. Ma dopo un po’ stanca. Nonostante si possano vedere foto dell’altra persona prima di incontrarsi, resta sempre un terno al lotto.
bonus 11) Gli incontri da chat spesso sono disastrosi
Gente che non ha manco capito con chi ha preso un appuntamento, che si presenta impreparata all’interrogazione, ehm, no scusate, all’interrogatorio, vabbè ma dai, scherzooo… alla chiacchierata. Un tizio pensava avessi figli, si era palesemente confuso con un’altra.
Ne racconto qui: “Storia di un appuntamento da evitare, o forse no?”.
Un altro ancora voleva trattenermi per merenda, aperitivo, cena e magari anche dopocena, perché la domenica si sentiva solo, poi il giorno dopo è sparito.
Gente che inneggia a Trump al primo appuntamento e agli occulti messaggi antirepubblicani della fantascienza d’oltreoceano.
Gente che si presenta senza portafoglio, senza auto, certo che uno strappo glielo darai di sicuro, che un bicchiere d’acqua è garantito. Ne ho a bizzeffe di esempi truculenti.
E basta, e allora dico basta. E boom, scoppia tutto, scoppio io. Cerco il vuoto, che non può dare gioia, ma che dà meno fastidi e meno noie di sicuro.
P.s. Doveroso post scriptum. Io non ce l’ho con Tinder, che resta la mia dating app preferita di sempre! La maggior parte dei meccanismi descritti qui si applicano a tutto l’universo degli incontri online. Volete avere una idea del variegato panorama delle piattaforme per gli incontri online: leggete Dating app, quale scegliere? Guida e recensione.
P.s.s. È sicuro: arriverà il momento in cui utilizzerò ancora Tinder. E scriverò: “10 motivi per cui mi sono iscritta (di nuovo) su Tinder”.
P.s.s.s. 23/10/22, quel momento è arrivato… ecco 10 (buoni) motivi per cui sono tornata su Tinder.
Attendo vostri commenti qui sotto o su Telegram @StoriedaChat o via mail raccontami@storiedachat.it! Per restare aggiornati sui prossimi articoli potete iscrivervi al canale Telegram Raccontami Storie da Chat.